Il Sistema Informativo Excelsior fornisce diversi strumenti per studiare la Green Economy in tutte le sue diverse sfaccettature, sia dal lato degli investimenti delle imprese sia come impatto sul mercato del lavoro italiano.
Dall’edizione 2019 viene adottata la definizione di Green Job elaborata dallo statunitense National Center for O*NET Development a partire dalla ricerca “Greening of the World of Work: Implications for O*NET®-SOC and New and Emerging Occupations”.
Il passaggio dalla ricerca originale del National Center for O*NET Development ad una classificazione utilizzabile ai fini Excelsior ha comportato un lavoro di transcodifica in più fasi: dalla classificazione SOC (Standard Occupational Classification) dei Green Jobs O*Net si è passati alla classificazione internazionale delle professioni ISCO-08, su cui è costruita quella europea ESCO e da quest’ultima alla CP2011 arrivando a definire un elenco di figure al V digit della classificazione.
Nel database O*NET viene considerato “green” ogni lavoro che potrebbe essere impattato dalla Green Economy e vengono identificate tre tipologie in funzione dell’effetto che questa nuova economia ha sui compiti, sulle skill e sulle conoscenze richieste dal lavoro:
- green new and emerging: sono lavori unici, creati per soddisfare i bisogni della nuova Green Economy;
- green enhanced skills: sono lavori esistenti che richiedono cambiamenti significativi in compiti, skill e conoscenze;
- green increased demand: sono lavori esistenti per i quali ci si aspetta un incremento della domanda grazie all’incremento della Green Economy ma non richiedono significanti cambiamenti nei compiti, skill o conoscenze. Sono lavori considerati indirettamente green in quanto supportano le attività della Green Economy ma non implicano alcun compito strettamente green.
Inoltre, nel Sistema Informativo Excelsior viene rilevata la richiesta delle imprese di competenze green ovvero dell' "attitudine al risparmio energetico e sensibilità alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività aziendali”.
L’attitudine green delle risorse umane misura il grado di sensibilità al tema, è pervasiva, quindi trasversale nelle professioni e nei settori, e può riguardare attività lavorative che agiscono attivamente o passivamente rispetto le attività e le tecnologie della Green Economy. A seconda della professione rappresenta una propensione che può essere di supporto alla transizione verde implementando strumenti e attività e/o essere solo utilizzatrice di questi strumenti, regole e prassi utili a supportare un approccio green.
Occorre esaminare la domanda per Green Jobs, che comprendono sia professioni specifiche - in alcuni casi emergenti - richieste per soddisfare i nuovi bisogni della Green Economy, sia lavori esistenti caratterizzati da un reskilling in chiave green, sia figure non strettamente green ma che supportano le attività verdi.
Le imprese hanno programmato nel 2020 oltre 1,1 milioni di contratti per Green Jobs, che rappresentano il 35,7% delle entrate, quota che risulta in aumento di un punto percentuale rispetto al 34,7% del 2019.
Quindi, nonostante la diffusa contrazione delle assunzioni nel 2020 causata dalla crisi pandemica, l’interesse delle imprese per le professioni “verdi” non è diminuito.
I risultati del Sistema Informativo Excelsior mettono in evidenza che i Green Jobs sono caratterizzati da una richiesta più intensa - rispetto alle altre professioni - di problem solving, competenze digitali, capacità matematiche e informatiche e capacità di gestire soluzioni innovative.
Esaminando la distribuzione degli ingressi relativi ai Green Jobs per macrosettore delle imprese, si osserva come nel settore industriale la quota di entrate relative ai Green Jobs sia marcatamente superiore a quella rilevata nei servizi, 67,4% contro 22,8%. Inoltre, se per i servizi questo dato è sostanzialmente stabile rispetto al 2019, per il comparto industriale si registra un aumento di 1,9 punti percentuali.
I Green Jobs sono identificati non solo tra le professioni impegnate nella produzione di beni e servizi green, ma anche e soprattutto tra le professioni coinvolte nella riduzione dell’impatto ambientale dei cicli produttivi che sono, necessariamente, maggiormente connesse con le imprese del settore industriale.
In particolare, le incidenze maggiori di entrate programmate relative ai Green Jobs per l’industria si rilevano nelle costruzioni (85,4%, +3,4 punti percentuali rispetto al 2019), nelle industrie della gomma e materie plastiche (85,2%, +4,7p.p.), nella meccanica (85,1%, +0,7 p.p.) e nella metallurgia (83,9%, +5,6 p.p.).
Inoltre, è interessante segnalare come il settore delle costruzioni contribuisca da solo al 23,1% del totale delle entrate programmate per Green Jobs, pari a 267mila assunzioni nel 2020.
Infatti, per rispondere alle esigenze nel campo dell’edilizia sostenibile, che sarà notevolmente incentivata grazie a fondi europei previsti dal Recovery and Resilience Facility, il settore ha bisogno di competenze in ambiti quali tecnologie e materiali ecologici, soluzioni decentralizzate per le energie rinnovabili, circolarità, digitalizzazione e ristrutturazione delle costruzioni esistenti nel rispetto dei requisiti di accessibilità.
Nel campo dell’edilizia potrà emergere una domanda di Green Jobs quali il progettista specializzato in edilizia sostenibile, esperto in bioarchitettura, il certificatore energetico, il valutatore dell’impatto ambientale.
Per quanto riguarda i servizi, i trasporti e la logistica presentano l’incidenza più elevata di entrate di personale green, il 74,1% (+3 punti percentuali rispetto al 2019), pari a oltre 183mila unità, il 15,9% del totale. Il settore dei trasporti viene infatti considerato strategico per la Green Economy per le attività connesse all'aumento dell'efficienza e alla riduzione dell'impatto ambientale dei differenti metodi di trasporto, inclusi autotrasporti e trasporto di massa.
Tra i servizi presentano una richiesta di Green Jobs per oltre la metà dei flussi in entrata, il commercio all’ingrosso (62%), il commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli (53,5%) e l’informatica e le telecomunicazioni (50,4%).
La sostanziale stabilità della quota di imprese ecoinvestitirci può essere letta come un segnale del ruolo di acceleratore della ripresa che le imprese riconoscono alle tecnologie green anche in un periodo di forte crisi e di contrazione degli ingressi programmati.
Sono 900mila i contratti attivati dalle imprese che hanno dichiarato di avere fatto eco-investimenti nel 2020, corrispondenti ad una quota del 28%, in calo rispetto agli anni precedenti, che va però contestualizzato nella contrazione generalizzata del numero delle entrate a causa della crisi pandemica.
Considerando la quota di imprese che investono in prodotti e tecnologie green suddivise per settore economico di appartenenza è interessante notare come siano le imprese dei servizi a dare maggiore impulso all’aumento del numero di imprese ecoinvestitrici. Infatti, la quota di imprese che investono in tecnologie green nei servizi aumenta di 0,7 punti rispetto al 2019, mentre la quota di imprese ecoinvestitrici nel settore industriale cala di 1,3 punti percentuali.
In particolare, tra i comparti del settore industriale con più elevata quota di imprese ecoinvestitrici si segnalano le public utilities (39,3%, in aumento di 4,6 p.p. rispetto al 2019), le industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere (35,8%), le industrie della gomma e delle materie plastiche (32,1%). Seguono, con valori inferiori, la meccanica (26,2%, in +1,5 p.p.) e le industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali (25,9%, +3,4 p.p.), entrambi nuovi ingressi in questa classifica.
Per quanto riguarda la quota di contratti attivati da queste imprese, risulta il valore più elevato per le public utilities, per cui il 46,5% delle entrate del settore nel 2020 è programmato dalle imprese che investono in tecnologie green.
Per i servizi trasporto, logistica e magazzinaggio rimangono il comparto a maggior propensione di investimenti in prodotti e tecnologie green per il 2020, con una quota del 26,5%, pur registrando una diminuzione di 2,4 punti percentuali rispetto al 2019. Seguono i servizi di alloggio, ristorazione e turistici (24,8%, +3,6 p.p.), servizi finanziari e assicurativi (24,3%, +5,2 p.p.), servizi informatici e delle telecomunicazioni (22,3%, +5,2 p.p.) e il commercio al dettaglio (20,5%, +2,5 p.p.).
Le competenze green vengono richieste all’84% dei laureati (+0,9 punti percentuali rispetto al 2019), all’83,5% di chi è in possesso di un diploma di istruzione tecnica superiore, mentre la quota per chi non si ritiene necessaria alcuna formazione specifica oltre la scuola dell’obbligo è scesa al 78,2% nel 2020 (-1 p.p.).
Anche per chi detiene una qualifica e/o un diploma professionale o un titolo di studio di livello secondario l’attitudine al risparmio energetico e sensibilità ambientale è un requisito importante per svolgere l’attività in azienda, richiesto rispettivamente al 78,6% e al 78,4% delle entrate del livello di istruzione.
Focalizzando l’attenzione sul grado di importanza elevato della green skill, si osserva per l’istruzione tecnica superiore l’incidenza più alta della domanda di personale con questa preparazione, pari al 45,7% dei contratti attivati a cui è richiesto l’ITS.
Di seguito, per i diversi livelli di istruzione, verranno esaminati gli indirizzi di studio maggiormente caratterizzati da una domanda di competenze green, inerenti cioè il risparmio energetico e l’ecosostenibilità.
Per quanto riguarda la laurea, si evince che gli indirizzi di studio per cui sono richieste competenze green elevate afferiscono soprattutto alle classi di laurea in ingegneria e architettura con valori non inferiori al 50% sul totale delle competenze green domandate dalle imprese.
Questo risultato è in linea con le professioni evidenziate nell’analisi precedente, da a cui risulta che le imprese richiedono con maggiore intensità le competenze green a figure specialistiche e tecniche.
Al primo posto per la quota di competenze green elevate si trova l’indirizzo di laurea agrario, agroalimentare e zootecnico con il 57,8%. Si prevedono interessanti sviluppi nel campo dell’agricoltura sostenibile, che avrà sicuramente bisogno di figure con una formazione ad hoc come il certificatore di prodotti biologici, l’esperto in tutela ambientale e paesaggistica, per la gestione del territorio, la tutela della biodiversità, la diffusione del biologico, l’efficienza nell’uso delle risorse naturali e la produzione di energie rinnovabili.
A seguire, al 56,2% delle figure laureate in ingegneria civile e architettura sono richieste competenze green con importanza elevata e al 54% per l’indirizzo in ingegneria industriale. Coerentemente, è emerso precedentemente che alcune delle figure a cui sono richieste competenze verdi con maggiore intensità sono proprio gli ingegneri civili e gli ingegneri energetici e meccanici.
Le imprese richiedono competenze green con maggiore intensità ai diplomati nell’indirizzo agrario, agroalimentare e agroindustria, nell’indirizzo turistico, enogastronomico e ospitalità e nell’indirizzo elettronico ed elettrotecnico, che risultano i primi tre titoli sia quando la richiesta dell’attitudine green è di grado elevato sia quando è calcolata nel complesso.
Per quanto riguarda la qualifica e il diploma professionale, le imprese richiedono competenze green con importanza elevata ad oltre il 50% degli operatori di impianti termoidraulici (al 54,7% dei profili ricercati) e agli operatori del benessere (51,5%). Inoltre, si rilevano quote importanti nell’indirizzo ristorazione.
Tra le professioni per le quali la richiesta con importanza elevata di competenze green raggiunge percentuali importanti si incontrano gli ingegneri civili (competenza elevata richiesta per il 68,7% delle assunzioni), gli ingegneri elettronici e in telecomunicazioni (63,4%), i tecnici della gestione di cantieri edili (62,7%), i tecnici della sicurezza sul lavoro (54,5%) e gli ingegneri energetici e meccanici (52,8%).
Data la trasversalità della skill, si evidenziano valori elevati anche in figure meno specializzate, come gli idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas (60,6%) e i cuochi in alberghi e ristoranti (54,6%). Infatti, anche per i cuochi sarà sempre più importante la competenza green, intesa in questo caso come attenzione alla riduzione degli sprechi alimentari, all’uso efficiente delle risorse energetiche e delle materie prime e all’impiego di marchi di qualità e produzioni a chilometro zero.
Dunque, la propensione all’efficienza energetica e alla sostenibilità assume connotazioni diverse e specifiche a seconda della figura e del settore in cui è inquadrata.
Essi si distinguono, per la rilevanza dei profili per cui sono necessarie le green skill sul totale dei contratti programmati, comparti particolarmente sensibili alla doppia transizione - ecologica e tecnologica - che potranno beneficiare delle politiche espansive nazionali ed europee. In particolare, nel 2020 nel settore delle costruzioni sono richieste competenze green all’81,7% delle entrate, nella meccatronica all’82,7% e nei servizi avanzati di supporto alle imprese all’84,8% degli ingressi.
La domanda di competenze green nelle costruzioni
Il settore delle costruzioni gioca un ruolo centrale per il rilancio dell’economia in chiave green dopo la crisi pandemica sai nelle strategie a livello nazionale, si pensi all’Ecobonus del 110% per l’efficientamento energetico degli edifici, sia nei piani della Commissione Europea che ha identificato in “Costruire e ristrutturare” uno tra i principali temi da affrontare per raggiungere le neutralità climatica entro il 2050. Inoltre, con le risorse dal piano europeo Next Generation EU saranno previsti investimenti per conseguire gli obiettivi legati al Green Deal Europeo: la creazione di infrastrutture per la graduale decarbonizzazione dei trasporti e per una mobilità di nuova generazione, l’adozione di piani urbani per il miglioramento della qualità dell’aria, il miglioramento delle misure per l’efficienza energetica e antisismica degli edifici pubblici e degli stabilimenti produttivi, la promozione dell’economia circolare, la riqualificazione del territorio nell’ambito del contenimento del consumo di suolo e della mitigazione dei rischi idrogeologici e sismici.
Oltre all’ambito delle ristrutturazioni, come sottolineato anche dalla Commissione Europea, è di fondamentale importanza anche il modo di costruire i nuovi edifici: andrà sviluppato un sistema di progettazione più attento alla sostenibilità delle costruzioni e che preveda la limitazione dei consumi energetici e delle emissioni di anidride carbonica nell’ambiente.
Le ricadute occupazionali del rinnovamento che sta investendo questo settore emergono chiaramente analizzando i piani occupazionali delle imprese delle costruzioni rilevati dal Sistema informativo Excelsior: l’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale è decisiva per 255mila entrate, l’81,7% delle 312.640 programmate nel settore costruzioni nel 2020.
Al 64,9% delle entrate a cui sono richieste competenze green viene richiesta anche una esperienza specifica in questo campo, mentre più esigua è la quota delle entrate green riservate ai giovani, solo il 16,4% del totale. Per il 36,2% delle entrate con competenze green le imprese segnalano una difficoltà di reperimento di queste figure, in più della metà dei casi a causa della preparazione inadeguata dei candidati (18,3%).
Di seguito viene presentata la tabella con la selezione delle principali figure che emergono per quota di richiesta dell’attitudine al risparmio energetico con importanza elevata superiore alla media del gruppo professionale di appartenenza.
Le professioni a cui sono maggiormente richieste green skills sono gli specialisti nei rapporti con il mercato, per il 92,6% delle entrate nelle costruzioni sono necessarie competenze green di grado elevato. Infatti, come è stato sottolineato, sarà sempre più strategica per l’attività aziendale l’attenzione ad acquisire materie prime sostenibili. Seguono gli ingegneri civili (75,9%), i meccanici e montatori di macchinari industriali (68,1%) e i tecnici delle costruzioni civili e professioni assimilate (67,1%).
Tra le professioni selezionate nella tabella, considerando i valori assoluti dei flussi previsti in ingresso nelle imprese delle costruzioni per la competenza green di elevata importanza, emergono tra le più ricercate gli elettricisti nelle costruzioni civili (oltre 25mila entrate di grado elevato), gli idraulici e posatori di tubazioni idrauliche e di gas (circa 14mila unità) e i tecnici della gestione di cantieri edili (quasi 13mila unità), che insieme rappresentano più di un terzo dei contratti attivati con competenze green elevate.
Per la maggior parte delle professioni di questo comparto le green skill sono diventate una competenza essenziale per usare efficacemente prodotti o adottare processi che riguardano le attività quotidiane: dall’ingegnere all’operaio, che si parli di efficienza energetica negli impianti di riscaldamento e raffrescamento, di cappotti termici, di chimica verde, di ecodesign o di riparazione di macchine industriali o elettrodomestici, questi lavoratori e le loro competenze non possono sfuggire al confronto con i temi dell’energia, dell’inquinamento e del miglioramento delle prestazioni.
La domanda di competenze green nella meccatronica
La consapevolezza della strategicità dell’efficienza energetica - in termini di minori costi e maggiori opportunità di mercato – ha spinto molte imprese a considerare la tematica ambientale un requisito fondamentale, soprattutto in Europa, dove il contesto normativo è divenuto sempre più stringente a riguardo.
Infatti, l’Unione Europea ha assunto un ruolo di primo piano nella corsa verso la trasformazione green delle economie: dalla ratifica del Protocollo di Kyoto, fino al lancio del Green Deal, la roadmap europea della transizione green, aveva già puntato su una decisa svolta verde prima della crisi da COVID-19. Lo scoppio della pandemia, poi, ha agito da acceleratore del processo, imponendo la transizione verde come vero e proprio volano di ripresa economica.
L’Italia, quindi, si trova a dover affrontare obiettivi sfidanti per trasformare non solo i processi industriali, ma anche per realizzare di nuovi prodotti a minore impatto ambientale, dal settore degli elettrodomestici, alla meccanica, alla produzione di mezzi di trasporto, con la filiera automotive già impegnata nella transizione verso la mobilità elettrica, che dovrebbe contribuire in maniera significativa all’abbattimento delle emissioni nazionali dei trasporti.
Gli investimenti senza precedenti a supporto dei processi di trasformazione green avranno ampie ricadute positive sui settori manifatturieri, in particolare sui produttori di beni di investimento, quali appunto le industrie dell’automotive, elettrotecnica e meccanica, chiamati a rispondere alle esigenze di un’economia sempre più sostenibile. A tal fine avranno bisogno di nuove figure professionali con competenze tecniche specifiche in campo ambientale e di formare il personale con competenze green.
La domanda di competenze green nella meccatronica è stata analizzata con riferimento ai dati relativi ai due microsettori classificati in Excelsior come “Industrie fabbricazione macchinari e attrezzature e dei mezzi di trasporto” e “Industrie elettriche, elettroniche, ottiche e medicali”. Questa filiera fa registrare un interesse molto elevato da parte delle imprese per figure con attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, che sono richieste nell’82,7% delle 150mila entrate programmate dai due settori nel 2020.
Tra le 124mila entrate previste per le quali è necessario che la figura professionale scelta abbia un’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, il 38,8% deve avere una esperienza specifica in questo campo e il 31,8% degli ingressi ha un’età al di sotto dei 29 anni.
L’alto grado di innovatività di questo settore trova riscontro nella difficoltà di reperimento sperimentata dalle imprese che supera il 40% per le figure con competenze green (44,5%). In particolare, la mancanza dei candidati è la principale causa della difficoltà segnalata dalle imprese, che coinvolge il 22,8% delle figure con attitudine green ricercate dal comparto.
Tra le principali professioni programmate dalle imprese della filiera nel 2020 per incidenza di competenze green, si osserva la percentuale più elevata per gli ingegneri elettronici e in telecomunicazioni (60,5%), seguiti dagli addetti alla gestione dei magazzini e professioni assimilate (56,0%), dagli ingegneri energetici e meccanici (49,5%) e dai disegnatori industriali (49,2%).
In termini di flussi previsti in ingresso, tra queste risultano le professioni più richieste con elevata importanza di competenze green i meccanici e montatori di macchinari industriali con 8mila ingressi. Seguono gli attrezzisti di macchine utensili, con quasi 4mila entrate e gli installatori e riparatori di apparati elettrici ed elettromeccanici con oltre 3mila unità.
La domanda di competenze green nei servizi avanzati
Nel comparto dei servizi avanzati di supporto alle imprese rientra un’ampia gamma di imprese con ambiti di interesse che comprendono le attività legali e contabilità, le attività di direzione aziendale e di consulenza gestionale, le attività degli studi di architettura e ingegneria, la ricerca scientifica e sviluppo, la pubblicità e ricerche di mercato e le attività di selezione e fornitura di personale.
Nonostante il comparto dei servizi avanzati possa apparentemente non sembrare direttamente coinvolto nella transizione verde in corso nell’economia italiana, è importante osservare come la domanda di competenze green interessi sempre di più anche le aziende di questo settore.
Proprio nel ruolo di supporto alle imprese più direttamente impattate dalla Green Economy si può individuare il motore che ha portato questo settore a registrare nel 2020 una quota di entrate dell’84,8% per le quali le competenze green sono necessarie; questa quota è tra le più alte del comparto servizi che richiede un’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale al 79,6% delle entrate complessive.
Sono quindi poco più di 125mila le entrate programmate nel 2020 per le quali è necessario che la figura professionale scelta abbia un’attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale, tra queste il 37,3% deve avere una esperienza specifica in questo campo e per un terzo dei nuovi assunti è stata espressa la preferenza per giovani al di sotto dei 29 anni (il 33% delle entrate previste).
È significativa anche la quota di entrate per cui le imprese lamentano difficoltà di reperimento, il 35,3%, di cui per il 19,6% risulta una difficoltà per una preparazione inadeguata dei candidati.
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Ultimo aggiornamento:
31/01/2024