La pandemia e il lockdown hanno costretto gli italiani a confrontarsi in maniera più attiva con internet e il mondo online, tanto che le imprese hanno dovuto accelerare il processo di apertura commerciale verso questo canale. Le nuove abitudini digitali dei cittadini implicano una sempre maggiore attenzione all’uso degli strumenti online per analizzare i dati dai mercati, per ascoltare le esigenze dei clienti e trasformare i propri business. I macro settori di attività di imprese che hanno dichiarato di aver investito “molto” e “moltissimo” nel digital marketing: al primo posto i servizi con il 42,1% nel 2020 (contro il 26% del periodo precedente), a seguire public utilities con il 35,6% (contro il 26,2% del 2015-2019), l’industria passata dal 18,9% del pre-covid al 32,4% del 2020, e, per terminare, il settore costruzioni con il 29,3%.
Analizzando i settori di attività, per quanto attiene ai servizi, occorre mettere in risalto che al primo posto nel 2020 per investimenti strategici c’è “istruzione e servizi formativi privati” al 56,8% (+19,4 rispetto al periodo pre-covid) che dimostra una sempre maggiore attenzione alla formazione online; seguono i “servizi finanziari e assicurativi”, passati dal 41,5% del pre-covid al 56% del 2020 e i “servizi informatici e delle telecomunicazioni” al 53,1 (+16,5 punti percentuali rispetto al periodo precedente). Tra i settori commerciali, molto in sofferenza a causa della pandemia, si sottolinea il balzo in avanti degli investimenti strategici in digital marketing per il “commercio all’ingrosso”, passato dal 21,2% del pre covid al 41,5% del 2020 (+20,3 p.p) e per il “commercio al dettaglio”, passato dal 24,8% al 41,9% (+17,1 p.p.). I settori dei servizi con la quota più bassa di investimenti strategici sono risultati “commercio e riparazione di autoveicoli e motocicli”, “servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio” e “sanità, assistenza sociale e servizi sanitari privati”.
Nell’industria il settore che ha investito di più è “industrie chimiche, farmaceutiche e petrolifere”, passato dal 32,2% del pre-covid al 43,7% del 2020 (+11,5 p.p.); a seguire “industrie beni per la casa, tempo libero”, passato dal 20,4% al 40,9, quindi, al terzo posto, “Industrie tessili, dell’abbigliamento e calzature”, con un incremento dal 23,6% al 39,2%. Importante sottolineare anche il balzo in avanti (+17,9 p.p.) delle “industrie alimentari, delle bevande e del tabacco” passate dal 17,5% al 35,4% nel 2020, a dimostrazione che nell’ultimo anno all’attenzione dei consumatori verso l’alimentare online è corrisposto un aumento degli investimenti in digital marketing da parte delle imprese. Le imprese manifatturiere con una minore quota di investimenti strategici sono “industrie del legno e del mobile”, comunque con il 29,3%, e le industrie metallurgiche e dei prodotti in metallo con il 25,9%.